Poesie inedite di Andrea Gruccia

La nuova moda è farsi ferrare

i piedi dai maniscalchi e tatuatori.

Alcune ragazze arrivano e dopo

essersi fatte tatuare le ossa,

si fanno mettere i ferri di cavallo ai piedi,

i chiodi entrano nelle ossa come piercing,

ma dopo possono tornare a ballare

un nuovo linguaggio tribale,

una specie di tecno-tip tap cavalline

se corrono le senti da lontano

clap clap... camminano con la schiena

dritta per non farsi piegare

dalla degenerazione, gentili anellini

abbelliscono le dita dei piedi e delle mani.

Una mi ha salutato con il volto

nascosto dai dread, profuma di vita,

della vita che fa innamorare.

***

Una donna è sul prato sotto la pioggia,

ha la bocca aperta e in bocca un sacchetto

di plastica colmo d'acqua. Accanto

a lei una sua amica si è dipinta le labbra

sui denti. Ogni tanto l'amica sfiora l'acqua

nella bocca con un dito, un cerchio forma

un lieve tatto. Hanno tutte e due belle gonne

a fiori che si aprono mostrando i femori.

Poi mi fa segno – ci scambiamo un occhio? –

sfilo il mio occhio di vetro e lei il suo,

il mio lo affonda nella bocca dell'amica,

il suo lo tengo in mano, si avvicina

ci stiamo baciando... ci vuole un attimo

prima che me ne accorga.

***

Tra le tante cose strane di questa donna

c'è quella di poter rimanere incinta in ogni

punto del corpo.

Questa volta è toccato alle mani,

non lo sapevo, le sono venuto sul palmo.

Le si è ingrossata la mano, gonfia di liquido,

avremo, a quanto pare, un parto plurigemellare.

Sette piccole bambine, che si nutriranno

di favole. Ne abbiamo omogeinizzate qualcuna

mettendo a bollire quelle dei fratelli Grimm,

con i libri di pinocchio abbiamo fatto dei succhi.

Quando saranno grandi si nutriranno di

favole vere, le andranno a cercare nel mondo,

sempre più rare. Ma avranno il potere

di fare innamorare anche il più stronzo della terra,

il potere di rendere le guerre un gioco,

di non fare scoppiare le bombe nucleari,

e dare un po’ di anima a chi l'ha perduta.

Ma ora le guardo nuotare come girini

sotto la pelle di chi amo, tra la linea della vita

e quella del destino, c'è anche quella del sogno.

***

Osservo la stipa tenue, un'erba leggera

che si piega al vento, al minimo

soffio diventa una piuma.

Lei nasce e vive così, ha trovato

la sua forma perfetta, il suo fluire.

Noi no, non sapevamo dove andare,

o come restare, c'è sempre stato

qualcosa che ci vietava lo stare

tranquilli più di qualche ora.

Così ho preso questi capelli d'erba,

si possono pettinare, su youtube

lo consigliano, per tenerla in forma.

Poi ho parlato con un attivista

del verde, che spera un giorno

di posare le sue ceneri sotto all'albero

che ha piantato, che nelle foglie continui

una specie di continuità, di vita.

Questa cosa del vento che muove

anche la ragnatele in modo così delicato,

unito dal filo di un unico respiro;

si può dire che le poesie respirano

e con loro continui a respirare anche tu?

***

Alla fermata una cosa bella c'è,

il glicine che butta le braccia

fuori dalla rete, e sonda la palina dell'autobus,

come un dito la punta si gira, studia,

cerca appigli. E poi più in là le robinie,

nate selvatiche davanti a un prefabbricato

mai usato. Attraversata la strada

il rovo sulla destra, dietro i cancelli

della telecom, mi fanno compagnia

le piante fino al bordo del lavoro,

al contrario delle persone, ci sono,

si fanno calpestare, ricacciano

senza regole. Lì dove per l'uomo

c'è disordine, vedo un ordine che nasce.

È nata una foresta dentro ai recinti

della centrale elettrica, basta un rovo

a dirti che non sei in un luogo abbandonato,

ti apre lo spirito, l'assenza di parole,

soltanto canti piccoli di fiori, insetti.

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Andrea Gruccia

Nasce a Torino nel 1975. Si dedica alla fotografia, alla pittura e alla scrittura. Di recente pubblicazione sono: "I piedi di Saffo" (RPlibri, 2022) e "Cinecittà dei sogni" (Le Mezzelane, 2023).
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