Su “Oltrepassare”
Ho dovuto leggerlo più di una volta per riuscire ad articolare un pensiero razionale.
Martino Ciano è uno scrittore di razza, dotato di un talento tanto esuberante da non riuscire a tenerlo a bada, irrompe tra le pagine del libro diventando storia della sua stessa storia, esonda nella narrazione con forza picaresca, fino ad incarnarsi in un paradosso che rende carta la carne e carne la carta.
Il narratore, come Martino definisce se stesso, togliendo il fiato al lettore e spalancandogli sterminate praterie di pensiero, è insieme soggetto ed oggetto della storia, attore e spettatore, fuori e dentro le pagine, Emma ed il suo esatto opposto.
La protagonista è una donna in bilico tra annientamento e ricordi, tra rimpianti seminati per strada e rimorsi ai quali non sa come sopravvivere, il lettore entra nel suo corpo, diventa tutt’uno con le sue angosce, respira l’odore della sua carne, del suo desiderio, del suo sesso, si fa carico della sua smania di autodistruzione e trepida perché il breve volo non si realizzi mai.
“Oltrepassare” è un romanzo feroce, impregnato
di terra e sudore, sublime di colori intensi, che tratteggiano una narrazione serrata, brutale, senza concessioni agli orpelli, all’autoreferenzialità, all’infingimento, che toglie verità e sostanza.
Un libro fatto di tinte accese e maleducate, potente e carnale come la terra di Calabria da cui trae le sue radici, disincantato come quel magnifico angolo di mondo troppo bello per essere vero, troppo fiero per resistere alla tentazione di diventare carnefice di se stesso.
Un libro da leggere e da riprendere in mano ogni tanto per mondarsi dagli inganni della letteratura di maniera, per ritrovare il gusto di impantanarsi nel brodo primordiale della coscienza.
Io l’ho già fatto più volte e consiglio anche a voi di farlo, ma avvicinatevi in punta di piedi a questo libro tossico ed incendiario: potreste diventare vittime della sua deflagrazione e ritrovarvi a vagare in una terra sanguigna e sconosciuta, prede del luciferino narratore.