Su “Radio ombra” di Lucio Fiorillo

«Il paese era grigio nelle strade, chiaro nelle abitazioni, silenzioso di quel buco che uccide prima col suo vuoto poi con le parole. Daniele sapeva che nascere a mare vuol dire nascere scalzo e di questa nudità si era servito fino a quando aveva scoperto l’indifferenza. La stessa che lo aveva spinto lontano. […] Aveva capito che bisogna che il tempo torni per fornire una possibilità di ricordare com’era quando aveva creduto di sprecarlo».

Radio ombra è il nuovo romanzo di Lucio Fiorillo, una storia avvincente e di grande impatto emotivo, che sin dalle prime pagine afferra il lettore e lo conduce nel viaggio di ritorno al paese d’origine del protagonista, in un luogo che suscita incanto per la sua naturale bellezza ma anche amaro tormento per l’inerzia di una realtà che sembra non avere futuro.

Dopo anni di lontananza, Daniele ritorna al suo paese, un piccolo borgo di mare dalla bellezza struggente, dove il tempo sembra essersi fermato, e mentre si crede di vivere si aspetta. Una volta Daniele aveva cercato una vita felice altrove, tra «le montagne che negavano l’azzurro del suo mare», ma poi, rimasto intrappolato in un senso di vuoto, era tornato a casa, nel luogo che aveva abbandonato per cercarsi. Qui, come in tutti i borghi di mare brulicanti di presenze in estate e taciturni in inverno, la vita è scandita dalla ripetitività dei gesti.

Daniele «non sentiva che un rumore, sempre lo stesso. Era il suono afono del rotolare dei giorni uguali sul fondo di latta dello sconcerto, o forse era il rombo assordante della parola arida, secca come terra».

Ma questa “terra con gli occhi azzurri” è il luogo dei ricordi e delle iniziazioni alla vita, delle illusioni e del disincanto, dei riti e delle contraddizioni di una realtà che si oppone al cambiamento e alla diversità: «La chiamano pace e invece è indifferenza tramandata per generazioni, è la più bieca delle tradizioni, l’unico insegnamento da non trasmettere a chi verrà».

Nel suo ritorno alle origini Daniele ritrova gli amici di un tempo e fa nuove conoscenze. C’è Sergio, l’avvocato che trasforma la sua passione civile in impegno politico; Davide, l’aspirante scrittore maudit, il diverso che vive il dramma dell’incomunicabilità; Irene, la donna amata in passato che lotta contro le avversità della vita; Padre Niccolò, che è assalito dai dubbi di una crisi spirituale senza uscita; Rocco, il barbone del paese che è un emblema di ribellione. E poi c’è Luca, il dj di ‘Radio ombra’, l’emittente notturna che fa compagnia agli insonni e, intercettando sogni e desideri, scuote le coscienze dal torpore. La voce di ‘Radio ombra’ è un formidabile espediente che fa da intercalare alla narrazione: è una cassa di risonanza emotiva in cui echeggia lo spirito di rivolta, è una colonna sonora che accompagna il romanzo con un singolare repertorio di canzoni.

«Perché niente come la musica ti allontana dall’odore di umanità marcia e come dopo un temporale ti restituisce al respiro della terra madre. Niente più della musica può farti capire quanto ti sei allontanato, sottratto, reso trasparente a occhi che non vedono, orecchie che non ascoltano».

Sergio, Davide, Luca, Irene, Niccolò e Rocco sono anime sensibili, coraggiose e ribelli che si discostano dal pensiero comune e, confrontandosi con una società e un mondo falso che non li rappresenta, lottano con tutte le loro forze per un ideale pulito di felicità, verità e bellezza. Senza lasciarsi irretire da facili compromessi essi intraprendono strade non convenzionali. Ognuno conduce una personale battaglia contro il potere, l’amore, Dio o la sua assenza, attraverso scelte consapevoli dovute a una diversa visione della vita e a uno spietato rifiuto del pensiero omologato. In quel borgo così poco incline al cambiamento essi sono però destinati a rimanere inascoltati come ombre che gridano nel deserto, e tuttavia lasceranno una traccia profonda nell’animo di Daniele.

Punto di ritrovo di quest’insolita compagnia è l’osteria di Gerardo, che tra chiacchiere di paese e sorsi di birra si anima nelle ore buie. In periodo elettorale è il luogo in cui emergono ipocrisie e rancori, e dove sembra impossibile esprimere idee nuove o dissapori civili.

Daniele osserva la realtà del borgo con un senso di estraneità. Affascinato dal richiamo del sublime tenta di ritrovarsi attraverso la bellezza dei luoghi, e nella solitudine si avvicina al mistero del sacro.

«Nelle sue lunghe scorribande arrivava, soprattutto all’imbrunire, nei posti dove la natura si ricongiungeva alla sua fierezza attraverso l’immagine purissima del colore del tramonto o delle burrasche in cui sembrava sbattere l’anima opponendosi alla fermezza dell’inerzia».

Mentre tutti vanno via da quel posto privo di prospettive, proprio nell’esasperazione di un paese svuotato di anime e contenuti, Daniele capisce di avere un’opportunità.

«L’inverno era finito e una nuova primavera gli restituiva attraverso i profumi il senso di una vita da scartare come un regalo e lui sentiva il risveglio come un fuoco acceso che arde e scalda».

Riuscirà il protagonista a ritrovare sé stesso? Sarà in grado di proiettare la sua vita verso nuovi orizzonti e farne occasione di rinascita? Riuscirà a «disordinare quel paradiso di silenzio»?  Ognuno che abbia a cuore il proprio paese quanto è disposto ad adoperarsi per migliorare la realtà e per combattere il male atavico dell’indifferenza? Sono questi e altri gli interrogativi che Radio ombra pone al lettore con lo sguardo lucidissimo e coraggioso di chi è in grado di amare, soffrire e lottare per la propria terra.

Lucio Fiorillo, scrittore profondo e dissacrante, con uno sguardo acutissimo sulla realtà sfronda luoghi comuni e rifiuta ogni omologazione al pensiero unico. Ha uno stile coinvolgente per il ritmo narrativo efficace, le interessanti citazioni letterarie, i dialoghi che con ironia tagliente offrono spunti di riflessione illuminanti sui grandi temi dell’esistenza. La sua è una scrittura di grande qualità letteraria, accurata e intensa, impreziosita da metafore ardite dal forte potere evocativo. E sono immagini liriche di rara bellezza quelle che l’Autore ci restituisce nel rappresentare le mutazioni della natura e del paesaggio. Come quando ad esempio descrive l’estate:

«Nella presenza dell’estate che uccideva i rimpianti il mare gioiva di colore, i tramonti diventavano languori del cielo, le montagne scendevano chiare verso gli abissi piantando schiume nel fango oscuro di grotte e anfratti, il cielo sembrava ingrandirsi giorno dopo giorno fino a divenire invisibile, confuso e struccato dalla mancanza di nuvole».

O quando ci pone al cospetto del mare:

«Gli restava il mare, ed era bello guardarci dentro. Il mare in inverno era solo suo, a rappresentare casualmente una specie di limite dell’universo. Dentro vi svanivano i suoni e l’orchestra del mondo».

Oppure quando evoca la quiete serale:

«Poi arrivava la sera che era l’unico momento in cui poteva sentire il lontano rumore del mare e trarne sollievo. Nel carcere che si era costruito e in cui si era rintanato non arrivava altro, solo il lento richiamo delle onde e il riverbero di qualche motore che nella sera oscura. Allora, come cercando di dimenticare sé stesso, si affacciava alla finestra e si regalava le stelle».

Nei momenti in cui l’Autore ci accompagna per le strade del borgo, tra scorci vividissimi di odori, suoni e colori che sembrano intridere l’anima e il corpo, si percepisce cosa voglia dire ‘essere abitati da un paese’ e appartenere a una terra che ha messo radici dentro di sé. Allora ci si accosta in punta di piedi a queste pagine preziose, per assaporare la meraviglia e l’incanto che regalano.

Radio ombra è la storia di un ritorno a casa, un nóstos, che trova nell’Odissea l’archetipo letterario per eccellenza, e che qui ricorda lo stile lirico de La luna e i falò di Pavese, o de Il primo uomo di Camus.  Il ritorno alle origini è sempre un viaggio simbolico che riconduce al punto di partenza per confrontarsi coi propri limiti e ritrovare sé stessi. Quello di Daniele è anche un cammino a ritroso nella memoria che implica nostalgia (dal greco nóstos, ritorno, e álgos, dolore) il dolore del ritorno, perché i luoghi e le cose del passato anche quando si ritrovano non saranno mai gli stessi. Tuttavia, come ha scritto Josè Saramago, «bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre».

Radio ombra è anche un inno alla ribellione, una rivolta contro l’immobilismo e la banalità, un invito ad opporsi alla falsa morale, alla coscienza servile e al perbenismo di facciata. Un grande omaggio alla propria terra da parte di chi ha scelto di non abbandonarla per una vita facile altrove ma di restarvi, e provare a lottare per l’elevazione della propria comunità guardando oltre! Un contributo importante per ripensare le ragioni della vita collettiva di un paese, che forse un giorno, con acquisita consapevolezza, potrà uscire dall’ombra per perdersi «in un sorriso di luce».

(Già su exlibris20.it dal 13 giugno 2023)

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Antonella Pascuzzi

Pianista, laureata in Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo presso l’Università di Bologna. Ѐ docente di pianoforte in vari ordini di scuola e ha collaborato con riviste musicali.
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