Stabilità e movimento
Riflessione immaginale
"Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita
che si prende per mano
a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi
ha avuto in un giorno la certezza di aversi”
Bazzicando sui social l’argomento principale da un mese a questa parte è questa maledetta pandemia. Sinceramente, non avrei mai pensato di scrivere qualcosa a riguardo. Questa canzone di De André mi è tornata in mente per caso, in un lampo di consapevolezza ed ho sentito la necessità di scrivere il mio primo articolo di questo blog.
Come durante l’annegamento, i protagonisti assoluti di questo straordinario momento storico sono i polmoni. E’ proprio nel respiro che la psiche trova il suo significato etimologico. Lo sapevano bene i Greci che ne descrivevano così la natura inafferrabile, naturale, indipendente ma soprattutto vitale, figurandola nelle ali di una farfalla, insetti tanto liberi quanto fragili. Una società estremamente estrovertita, come quella Occidentale, che ha fatto dell’introspezione una vetrina per sentimenti usa e getta, di emozioni virali alla ricerca spasmodica della condivisione, è una farsa vera e propria. Sì, perché negare l’esistenza del dolore, della morte, della tristezza, della malinconia e della solitudine è innaturale. Allora ci pensa la Natura stessa a ristabilire l’ordine delle cose, costringendoci a fare i conti con i nostri fallimenti, con le nostre più recondite paure. La nostra casa è diventata così il simbolo della nostra reclusione, un po' come il famoso bozzolo in cui il bruco si rinchiude per poi morire nella sua forma terrestre e mostrarsi al mondo a processo avvenuto, nella sua vera identità.
Non credo che sia utile ricercare nella cultura Orientale la soluzione dei nostri problemi, anzi, credo invece che sia necessario studiare e capire come si è evoluto il pensiero, la filosofia e la cultura Europea nel corso dei secoli per poi, una volta acquisita una certa dimestichezza terminologica e critica, affacciarsi a culture diverse. I Greci, ad esempio, erano in profonda sintonia con i movimenti dell’anima, identificavano nella dea Hestia il calore del focolare domestico perennemente acceso, a voler indicare la centralità della propria personalità: un concetto assimilabile a quello che diventerà il Sé psicologico. Inoltre, nei pressi dell’uscio era spesso riposto un bastone che simboleggiava la presenza di Hermes, il messaggero degli dèi, colui che nell’inafferrabilità è simbolo di rinnovamento, della necessità di muoversi per acquisire le conoscenze che ci mancano. Pensiamo inoltre a parabole (forse l'esempio probabilmente più immediato per noi cristiani) come quella del figliol prodigo, in è caratteristica una situazione iniziale di simbiosi tra la figura del padre e quella del figlio, rotta dalla necessità dell’ultimo di crescere come individuo. Egli si allontana e vivendo nella trasgressione, dissipa tutto il denaro (simbolo dell’esaurimento delle risorse interiori) e vuole ritornare a casa, pentito e ormai consapevole che non è all’esterno che deve rivolgere la sua attenzione.
La nostra cultura è piena di simboli analoghi che ci indicano la necessità di ritrovare un’armonia naturale.
Probabilmente questo era uno stop necessario affinché ciò avvenisse nel modo migliore. Protetti dalle nostre abitazioni possiamo riscoprire il valore di chi siamo, dei nostri affetti, dei familiari, della vita semplice che si sostituisce alla rincorsa al week-end fuori porta. Ora abbiamo più tempo per guardare il nostro volto allo specchio e quello degli altri per noi significativi e imparare ad amare realmente i nostri difetti (e magari anche i loro). E’ così difficile farlo! Inoltre si ha tanto tempo per sentire la mancanza, il desiderio, per riscoprire le proprie passioni o commuoversi per un abbraccio e piangere per un bacio mancato. Si può credere, si può imprecare, disperarsi, soffrire, sentirsi perduti e sperare che prima o poi torni tutto come prima. Dietro tutto questo c’è la vita nella sua forma più umana e meravigliosa. Non ci resta che imparare il valore dell’attesa, del vuoto, del silenzio e recuperare la consapevolezza dei nostri limiti affinché tutte queste morti non sembrino vane. Non andrà tutto bene; andrà come deve andare.