La poesia d’amore: “Un caffè in due” di Nicola Vacca
La poesia d’amore autentica sa essere un viaggio nel quotidiano, fra le immagini condivise della vita. Immagini montate in sequenza diventano paesaggi affettivi, interpretazioni di un mondo per due, di un sogno da scrivere giorno per giorno.
Tante volte Nicola Vacca mi ha parlato della difficoltà di scrivere poesie d’amore. E lo ha fatto a ragione. Chi ne scrive si avventura su un terreno battuto più volte, percorre in lungo e in largo un sentiero lastricato, scandagliato alla follia, eppure sempre ostile. Chi ne scrive corre il rischio di astrarre, di abbandonarsi al sentimentalismo laddove, forse, dovrebbe fare poco altro che sforzarsi di sporcarsi con il reale, con i sostantivi nudi. Chi ne scrive corre poi il rischio di scivolare nella poesia di consumo, nel gusto, spesso perverso, di accontentare il lettore ad ogni costo con il languido. La poesia di Nicola si mette a riparo da tali rischi: interpreta uno sforzo poetico di quotidianità amorosa e lo fa con magistrale semplicità.
Nicola Vacca non ha mai amato il compromesso e il suo stile tagliente ne è manifestazione letterariamente tangibile: gioca col nero, ne fa autopsia; è lo stesso poeta che tiene sul comodino Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes.
I versi di Un caffè in due hanno una loro completezza lapidaria, non nascondono il tentativo del poeta di mettere piede nello statuto veritativo della vita, di tastarne l’ossatura, di ridurre l’amore all’essenziale di cui si deve parlare: “Il libro che sto leggendo / è sulla poltrona / ti vedo in giardino / mentre parli con le piante. / Mi tuffo nelle parole / con la pazienza dello studio”.
L’amore diventa fra le pagine una tappa obbligata per sfuggire al disagio dell’esistente che troviamo fuori dal cuore, l’energia rinnovabile per metterci al riparo dal nero – quello con cui Nicola si è spesso macchiato –, dalla trappola dei giorni: ciò che è da trattenere fra le cose che resteranno, finché sarà possibile, finché le immagini non si disperderanno con la carta stampata. “Raccolgo le poche cose / non ho molto da raccogliere”; “Eccoci qui / noi in mezzo a noi / con le nostre luci e oscurità / solo l’amore resta / la forma di conoscenza / senza la quale / ci perdiamo nel vuoto di dio”.
L’amore diventa così quotidiana via di fuga, àncora di salvezza per scampare alla banalità dei giorni, sempre uguali, del calendario, voglia incessante di conoscenza dell’altro e di riconoscersi nell’alterità, di trovare la pace nell’intimità di ciò che resta da sognare insieme. Così “La materia prima del vivere / è conoscersi con l’amore”.
Eretico oggi è il poeta che abbia ancora parole d’amore, eretico è Nicola che fa dell’amore il senso dei giorni. Eretici sono i baci che verranno. “Quanti caffè in due ci aspettano / all’altezza del cuore / prima che venga la pioggia”; “Ritorneranno i baci / e non saremo preparati / ai nuovi comizi d’amore”.
(Nicola Vacca, Un caffè in due, A&B editrice 2022, €10)